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Prefazione
Leggendo queste
novelle si può pensare che i
tre soci, dei quali si raccontano le avventure, siano affetti da una
sorta di
pazzia.
Forse
noi, bambini dello studio, dovremmo
cercare di convincervi del contrario, trattandosi dei nostri genitori.
Però è
vero…
I
tre non sono solo pazzi, ma hanno spesso la
malsana idea di coinvolgere i loro dipendenti in attività
folli come il
flamenco in studio o la palestra alle sette del mattino…..!
Eppure
vi possiamo assicurare che la loro è
una follia non solo sana ( strano a dirsi ) ma anche estremamente
utile…!
Infatti
adottando questi comportamenti trovano
una via di scampo a quello che sarebbe
un lavoro…loro sfuggono alla solita
figura del commercialista ( termine che nell’immaginario
comune ha assunto la connotazione
di briccone e avvoltoio ) per abbracciare quella di tre amici che
coniugano
lavoro e gioco all’insegna del divertimento…
Sembrano
quasi dei bambini come noi che
vedendo un sasso riescono a cavarne fuori, grazie
all’immaginazione, mille idee
e mille giochi…traendo dalle varie situazioni che gli si
presentano un’idea
creativa e soprattutto divertente…
Ma questo può essere fatto solo con un
pizzico
di pazzia, perché quale persona sana vedendo tre barattoli
di miele pensa ad un
pranzo ebraico? Oppure chi, avendo un paio di ore libere a Parigi, si
metterebbe a telefonare a tutti i Deneuve presenti
sull’elenco, perché deve
invitare a pranzo Catherine (in studio a Pavia)?
Allora vi invitiamo, in conclusione, a
rivalutare la pazzia, che, vissuta a piccole dosi, come dimostrato dai
nostri
tre personaggi, può essere fonte di divertimento e
felicità…e, perché no, una
valida alternativa alla solita routine…
Mmore e i
bambini
dello studio
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