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Segnaliamo un libro piuttosto originale di novelle che raccontano alcune riflessioni ed esperimenti intorno al concetto del lavoro. Queste esperienze, maturate nell'humus in questo caso anticonformista della nostra città di Pavia, provano a smuovere convinzioni e categorie cui siamo così abituati da non farci più caso:
   
 

    LE NOVELLE DELLO STUDIO 

        di Eric Leon Prati

     
     50 pagine,  9 euro;    disponibile a Milano alla libreria Feltrinelli di via Manzoni 

     e a Pavia  alla libreria Delfino (P.za Vittoria)  e alla libreria Cardano (in via Cardano)
 
Il testo, a dispetto del tono allegro e dimesso di una lettura ricreativa, è stato preso in considerazione come studio nel campo della Psicologia del lavoro. Non avendo preparato una vera recensione (che magari affideremo a persone più qualificate) riportiamo solo la breve prefazione del libro per solleticare un po'di curiosità. 

Aggiungiamo un paio di annotazioni. L'autore è pavese ed oltre ad occuparsi della sua attività lavorativa trova il tempo per essere un personalità attiva in diversi ambiti, per cui l'Associazione Cantieri Nomadi ha già avuto il piacere di conoscerlo in altre occasioni. Chiacchierando del più e del meno durante un the ai tavolini in piazza è saltato anche fuori che dopo le esperienze raccontate in questo libro vagheggiava a tratti l'idea di realizzare una sorta di stage di rieducazione per lavoratori sulla brutta china di una routine troppo seriosa, diciamo per esportare il modello. Sicuramente una battuta scherzosa di cui non preoccuparsi troppo, almeno finchè non avrà individuato luoghi e modi.  

Per commenti e contributi relativi al libro:        cantierinomadi@libero.it
 
   

 
Prefazione 
 
 
Leggendo queste novelle si può pensare che i tre soci, dei quali si raccontano le avventure, siano affetti da una sorta di pazzia.
Forse noi, bambini dello studio, dovremmo cercare di convincervi del contrario, trattandosi dei nostri genitori. Però è vero…
I tre non sono solo pazzi, ma hanno spesso la malsana idea di coinvolgere i loro dipendenti in attività folli come il flamenco in studio o la palestra alle sette del mattino…..!
Eppure vi possiamo assicurare che la loro è una follia non solo sana ( strano a dirsi ) ma anche estremamente utile…!
Infatti adottando questi comportamenti trovano una via di scampo a quello che sarebbe un lavoro…loro sfuggono alla solita figura del commercialista ( termine che nell’immaginario comune ha assunto la connotazione di briccone e avvoltoio ) per abbracciare quella di tre amici che coniugano lavoro e gioco all’insegna del divertimento…
Sembrano quasi dei bambini come noi che vedendo un sasso riescono a cavarne fuori, grazie all’immaginazione, mille idee e mille giochi…traendo dalle varie situazioni che gli si presentano un’idea creativa e soprattutto divertente…
Ma questo può essere fatto solo con un pizzico di pazzia, perché quale persona sana vedendo tre barattoli di miele pensa ad un pranzo ebraico? Oppure chi, avendo un paio di ore libere a Parigi, si metterebbe a telefonare a tutti i Deneuve presenti sull’elenco, perché deve invitare a pranzo Catherine (in studio a Pavia)?
Allora vi invitiamo, in conclusione, a rivalutare la pazzia, che, vissuta a piccole dosi, come dimostrato dai nostri tre personaggi, può essere fonte di divertimento e felicità…e, perché no, una valida alternativa alla solita routine…

 
 
                                                 Mmore e i bambini dello studio